La radice di ashwagandha ha soprattutto proprietà toniche e adattogene (ovvero aumenta la resistenza dell'organismo ai più diversi stress psicofisici), ma anche interessantissimi effetti antinfiammatori e antidolorifici.

Queste proprietà sono state confermate dalla moderna ricerca scientifica anche con studi specifici sull'uomo e non solo su modelli animali. Il merito dell'attività salutistica della radice di Withania somnifera è da ricondurre innanzitutto ad alcuni suoi particolari principi attivi, denominati, appunto, withanolidi.

L'impiego tradizionale del ginseng indiano nell'ambito della medicina ayurvedica è in primo luogo come antistress naturale e tonico generale e del sistema nervoso, impiego che è il principale dell'ashwagandha anche in Occidente.

Il ginseng indiano aiuta infatti a contrastare ansia e nervosismo, a migliorare memoria, concentrazione e attenzione, a combattere stanchezza, debilitazione e insonnia (come suggerisce il suo nome latino Withania somnifera), senza gli effetti indesiderati ed eccessivamente stimolanti che talvolta possono avere altri pur validi fitoterapici ad azione tonica, come ad esempio il vero ginseng (Panax ginseng).

Alcuni studi hanno dimostrato interessanti prospettive dell'impiego dell'ashwagandha persino in forme di demenza quali la malattia di Alzheimer, nonché in certi tipi di cancro.

Di particolare interesse anche i suoi citati effetti antinfiammatori e analgesici: al contrario dei farmaci di sintesi, l'ashwagandha non irrita le mucose gastriche e può quindi essere assunta da chi soffra di dolori muscoloscheletrici, artrite e problemi reumatici e nel contempo anche di reflusso gastroesofageo, gastrite o addirittura ulcera. er chi conosce l'ayurveda, gli effetti che l'ashwagandha ha sui dosha (le tre energie vitali che pervadono il corpo) sono quelli di calmare lo squilibrio di vata e di ottimizzare l'attività di kapha.

Gli effetti collaterali dell'ashwagandha? Nessuno evidenziato fino a oggi: Withania somnifera è una pianta molto sicura e del tutto priva di tossicità ai dosaggi usualmente consigliati. Le interazioni con i farmaci dell'ashwagandha riguardano solo alcuni psicofarmaci, come i barbiturici, di cui il ginseng indiano potrebbe rafforzare gli effetti. Peraltro non tutti gli autori concordano sulla veridicità di questa interazione. In merito alle controindicazioni dell'ashwagandha, l'uso di questa pianta è da evitare in gravidanza, perché potrebbe indurre l'aborto. In genere ne viene sconsigliata l'assunzione anche durante l'allattamento.

Inoltre, alcune evidenze, comunque isolate o non del tutto confermate, suggeriscono prudenza o sconsigliano l'ashwagandha nei soggetti ipertiroidei. Per quel che riguarda le preparazioni migliori e il dosaggio dell'ashwagandha, suggeriamo gli estratti secchi di radice standardizzati in withanolidi, in capsule o compresse da 200-400 mg, da assumere due o tre volte al giorno.

Insomma, l'ashwagandha è davvero un rimedio naturale versatile e utilizzabile in un'ampio ventaglio di condizioni di salute, con effetti collaterali e controindicazioni nemmeno lontanamente paragonabili a quelli dei farmaci. Perché allora non tenerla sempre a portata di mano? Fonte: Luca Avoledo.it Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico.