Uno dei difetti dell'educazione sanitaria è quello di tendere a renderci più consci delle nostre debolezze che dei nostri punti di forza. Richiamando l'attenzione su tutto ciò che può andare storto, induce a considerare univocamente il corpo umano come un ricettacolo per ogni genere di malatia. La lezione che tutti dovremmo apprendere è invece che il corpo umano è un meccanismo sorprendentemente robusto, capace di provvedere a tutti i suoi bisogni, cosa della quale invece siamo pochissimo informati.

Anche per questo motivo permettiamo al dolore di intimidirci più del necessario. E' un errore pensare al dolore come ad un fatto patologico: le sue funzioni sono piuttosto riconducibili al sistema di allarme preposto a informarci quando qualcosa non va. Ma questo aspetto avviene quasi sempre trascurato. Invece di renderci conto del messaggio che passa attraverso il dolore e ricercarne la causa, quasi tutti reagiamo cercando di annullarlo. La nostra società è satura di pillole e farmici autoprescrivibili.

Non stupisce che stia quindi trasformandosi in una comunità d'individui deboli e ipocondriaci, paurosi anche del più picolo dolore e sempre pronti al peggio. E purtroppo si sa che chi teme sempre il peggio, in un certo senso, non fa che invitarlo a manifestarsi. Un'educazione sanitaria coerente dovrebbe partire dall'insegnamento delle magnifiche risorse sulle quali può contare l'organismo, dei suoi meccanismi di allarme e difesa nei confronti delle aggressioni. A tutti dovrebbe essere noto che nel corpo circolano straordinarie cellule il cui scopo è quello di individuare la presenza di organismi estranei e riferirne le coordianate al centro di controllo posto nel cervello, che a sua volta fa partire ordini precisi di combattimento alla volta del suo esercito di cellule di difesa. Queste si precipitano nel luogo dove è avvenuta l'invasione e la combattono con tutte le armi chimiche a disposizione, eliminando la maggior parte delle infezioni e delle proliferazioni anomale.

Purtroppo questo meraviglioso sistema può essere annullato dai medicinali più comuni, che prendiamo convinti erroneamente di evitarci ulteriori sofferenze. Poche cose sono più essenziali per il futuro della nazione di una "sana" rieducazione sanitaria: informazioni sui meccanismi interni ed esterni di difesa contro le malattie e i loro effetti; istruzioni sugli effetti negativi del panico e della ritirata difronte al male, sull'importanza della fiducia nella guarigione, nel recupero, nella rigenerazione, nel bisogno di collaborazione tra medico e paziente, sul significato dei meccanismi di cura intrinseci al corpo umano e sulle modalità per permettere loro di agire nelle migliori condizioni. Ma sopratutto rieducare al concetto che ogni atteggiamento mentale può avere un effetto negativo o positivo sui vari aspetti della salute.

Norman Cousin e la risoterapia
Risalgono agli anni ’60 i primi studi condotti negli Stati Uniti che hanno messo in risalto le virtù terapeutiche della risata.
Da un punto di vista scientifico le prime conferme arrivano negli anni ‘80 con il caso eclatante del giornalista scientifico Norman Cousin, che ha fatto rivalutare gli studi sugli effetti delle emozioni sul sistema immunitario. Norman Cousin, colpito da spondilite anchilosante, un'alterazione delle articolazioni che porta progressivamente alla paralisi e poi alla morte, decise di curarsi in modo insolito: ridere “nutrendosi” per tre-quattro ore al giorno di film comici e assumere per flebo 25 grammi al giorno di vitamina C. Contro ogni previsione Cousin guarìcompletamente nel giro di un solo anno.

SAT HARI KAUR (tratto da Head First, The Biology o Hope - Prima la testa. La biologia della speranza), di Norman Cousins Le informazioni riportate su www.erbolistica.com, sono di natura generale e non possono essere utilizzate per formulare indagini cliniche; non devono essere considerate come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento, l'assunzione o la sospensione di un farmaco.

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